Tutti contro la discarica di amianto? Ai posteri l’ardua sentenza.

13 08 2021

Facciamo un po’ di storia per capire cosa sta succedendo sul territorio della Valsamoggia e zone limitrofe.

Il 23 luglio 2020 la Unirecuperi Srl, società controllata da Iren Spa, ha presentato alle Regione Emilia-Romagna un progetto riguardante la realizzazione di una discarica per rifiuti contenenti amianto, in località Castello di Serravalle, al confine del comune di Savignano sul Panaro.

Ovviamente, questo progetto ha giustamente scatenato le proteste delle popolazioni limitrofe all’area interessata, motivate dai rilevanti impatti ambientali e sanitari che tale impianto potrebbe causare.

La procedura amministrativa per l’eventuale autorizzazione dell’impianto esige una “Valutazione d’impatto ambientale” ed una “Autorizzazione integrata ambientale” che prevedono la possibilità di presentare osservazioni al progetto da parte degli enti e dei portatori d’interesse e di qualsiasi cittadino. Il nostro Comitato, come altri 34 soggetti interessati, ha presentato delle osservazioni.

In estrema sintesi, le osservazioni presentate sostengono quanto segue:

  1. Il nome di “Parco Tecnologico” associato al progetto è fuorviante, in quanto basato su un brevetto scaduto e senza previsioni di ricerca e/o sperimentazione di tecnologie “pulite” per il trattamento dell’amianto. In realtà, il nome altisonante del progetto nasconde una vetusta discarica tradizionale di amianto, con enorme capacità di stoccaggio (oltre 1,3 milioni di metri cubi), senza alcun trattamento di “inertizzazione” a tutela della salute. Stiamo parlando di un materiale, l’amianto, riconosciuto come cancerogeno per l’essere umano e di un sito di stoccaggio collocato ai piedi di un calanco geologicamente fragile, prossimo a centri densamente abitati come la citta di Vignola, a soli 2 km di distanza, che potrebbero essere investiti da polveri e fibre in quantità incontrollate e potenzialmente letali.
  2. Si ritiene che la tipologia “discarica di rifiuti non pericolosi” scelta dal proponente, unitamente alla modalità di gestione indicata dal progetto, il conferimento di tre diverse tipologie di rifiuti miscelati tra loro, ovvero l’unione ed il ricoprimento dell’amianto con ceneri da incenerimento e fanghi industriali, questi ultimi due rifiuti anche di tipologia pericolosa, sia incompatibile con quanto consentito dalla normativa vigente sulle discariche.
  3. Si ritiene che l’intervento proposto NON sia coerente con le indicazioni del “Piano Amianto” della Regione Emilia Romagna, Infatti, l’indicazione di aree idonee alla localizzazione di discariche per rifiuti contenenti amianto compete all’amministrazione provinciale, la quale non ha indicato nuovi siti per discariche idonee a contenere rifiuti di amianto. La discarica proposta, per l’elevata potenzialità di stoccaggio, la renderebbe fruibile anche da rifiuti provenienti da fuori regione: si passerebbe dall’attuale esportazione fuori regione (v. Piano Amianto regionale) all’importazione di rifiuti con amianto. Infine, la collocazione della discarica proposta si caratterizza per la scelta di un’Area tutt’altro che “Ecologicamente Attrezzata”, come invece richiesto dal “Piano Amianto” regionale. II sito è collocato in un contesto ambientale estremamente fragile, sul declivio di un calanco a rischio frane a breve distanza da centri abitati densamente popolati come la Città di Vignola, con 26.000 abitanti, a circa 2 km dal sito, con viabilità d’accesso molto stretta e pertanto vietata a mezzi con stazza a pieno carico superiore ai 35 quintali.

Per dovere di cronaca dobbiamo sottolineare che che tutti gli enti preposti a fornire pareri hanno preliminarmente espresso posizioni fortemente contrarie a questo progetto.

Ebbene, queste osservazioni e molte altre presentate dai molti portatori d’interesse, hanno fatto si che la Regione ha imposto alla Unirecuperi la presentazione di studi integrativi, entro la metà di settembre 2021. Dopo questo termine i cittadini sapranno se gli enti manterranno la loro contrarietà oppure, come disse il poeta, “ai posteri l’ardua sentenza”.





Telefonia mobile e salute: il dibattito …

22 11 2019

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Il dibattito di mercoledi scorso, 20 novembre 2019, su “Telefonia mobile: dal 2G al 5G, quali rischi per la salute?” ha interessato molti cittadini di Valsamoggia e non solo: la Sala dei Giganti, in Rocca dei Bentivoglio (Bazzano) era al tutto esaurito, e qualche persona è rimasta in piedi. L’evento è stato interamente registrato e non appena avremo concluso il montaggio aggiungeremo in questo articolo il link al video.

Nel frattempo cominciamo a fornire i seguenti materiali:

  1. Dott. Andrea Vornoli – Biologo, Ricercatore Istituto Ramazzini «Effetti biologici della telefonia mobile 3G» (le slide)
  2. Mauro Battistini – Capogruppo di maggioranza, Comune di Monte San Pietro «La scelta precauzionale di Monte San Pietro» (Testo dell’Ordine del GiornoDelibera del Consiglio di Monte San Pietro, n. 63 del 6/9/2019)




Telefonia mobile: dal 2G al 5G, quali rischi per la salute?

10 11 2019

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Le principali compagnie telefoniche operanti in Italia vogliono introdurre la quinta generazione tecnologica (5G) per la telefonia mobile. Si tratta di utilizzare frequenze di comunicazione molto più elevate rispetto a quelle utilizzate sino ad oggi: si passerebbe dall’attuale frequenza massima di 2,6 GHz (1 Giga Hertz corrisponde a 1 migliardo di oscillazioni al secondo) per il 4G, alla frequenza massima di 27 GHz per la tecnologia 5G. Lo scopo di questo aumento di frequenza sarebbe quello di aumentare la velocità di trasferimento dati mediante la rete di telefonia mobile.

Il fatto è che ci allontaniamo sempre più dalla bande delle frequenze radio, in uso da decenni, per entrare pienamente nel campo delle microonde, che invece non hanno mai pervaso i nostri ambienti di vita in modo quotidiano.  Questo passaggio di tecnologia avviene (sono in corso le prime sperimentazioni), senza che sia stata eseguita una preventiva sperimentazione degli eventuali effetti a lungo termine delle microonde (a 27 GHz) sui sistemi biologici e nonostante le attuali frequenze utilizzate per la telefonia mobile siano già sospettate di indurre gravi effetti sui sistemi biologici e in particolare sulla salute umana.

Molti Comuni italiani (ad oggi quasi un centinaio), tra cui Monte San Pietro, hanno scelto di attuare una moratoria all’installazione di impianti 5G sul proprio territorio, a scopo precauzionale, in attesa che vi siano sperimentazioni e chiare indicazioni sulla non nocività di tale tecnologia per la salute umana e per l’ambiente.

Nascono dunque importanti interrogativi: la nostra società, i consumatori, la politica, sono al corrente di potenziali rischi per la salute del 5G? Ha senso attuare scelte precauzionali nell’introdurre nuove tecnologie, così come nuovi materiali, nell’ambiente e nella vita quotidiana?

Ne parleremo mercoledi 20 Novembre 2019 con esperti del settore, per capire meglio di cosa si tratta, senza pregiudizi e senza superficialità.





Un Mare da salvare!

27 11 2018

L’inquinamento da micro-plastiche delle acque, ma anche dei terreni e dall’aria che respiriamo, è ormai un problema che coinvolge l’intero Pianeta, ma direttamente chiama in causa anche l’etica e le politiche economiche del nostro territorio, grande produttore di plastiche per imballaggi e monouso. Ricordiamoci però che l’utilizzo, il consumo e la dispersione di plastiche nell’ambiente riguarda l’educazione e la responsabilità di tutti noi consumatori. Ecco una iniziativa (volantino) promossa dalle associazioni locali, per informare e analizzare il problema. Si terrà Giovedi 29 novembre, presso il teatro “La Venere” a Savignano sul Panaro, ore 20:45.

Come spunto di riflessione, seguono alcune righe tratte dalla recente proposta di Direttiva Europea (COM(2018) 340) per la riduzione dell’incidenza delle plastiche nell’ambiente.

<< Il quantitativo dei rifiuti di plastica nell’ambiente marino e oceanico è in aumento, a discapito degli ecosistemi, della biodiversità nonché, potenzialmente, della salute umana, ed è causa di diffuse preoccupazioni. Allo stesso tempo, materiale prezioso che potrebbe essere reintrodotto nell’economia va sprecato una volta disperso nell’ambiente. La plastica costituisce l’80-85% del totale dei rifiuti marini, in base ai conteggi degli oggetti rinvenuti sulle spiagge.
Gli articoli di plastica monouso rappresentano numericamente circa la metà dei rifiuti marini rinvenuti sulle spiagge europee. I 10 articoli di plastica monouso rinvenuti più di frequente rappresentano l’86% del totale degli articoli di plastica monouso (e quindi, numericamente, il 43% dei rifiuti marini rinvenuti sulle spiagge europee).

La plastica è ampiamente utilizzata, persistente e ha spesso effetti tossici e nocivi. Data la sua persistenza, l’impatto dei rifiuti di plastica cresce in concomitanza con il loro accumularsi negli oceani. Residui di plastica sono ormai presenti in molte specie marine – tartarughe marine, foche, balene, uccelli e in diverse specie di pesci e crostacei, e penetrano così nella catena alimentare. Oltre a danneggiare l’ambiente e potenzialmente la salute umana, i rifiuti di plastica nell’ambiente marino provocano danni ad attività come il turismo, la pesca e il trasporto marittimo.
Le cause alla base dell’aumento dei rifiuti di plastica e della loro dispersione nell’ambiente marino sono collegate sia alla catena del valore e al mercato della plastica sia ai comportamenti individuali e alle tendenze sociali. I fattori che hanno concorso alla situazione attuale sono molti, tra cui l’ampia diffusione della plastica, la tendenza del consumo dettata dalla comodità, l’assenza di incentivi per garantire una raccolta e un trattamento corretti dei rifiuti, e hanno determinato una gestione scarsa e infrastrutture insufficienti.>>





Referendum Trivelle – evento informativo il 13 aprile a Monteveglio

9 04 2016

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Vota SI … se vuoi fermare le trivellazioni e mettere fine alla ricerca e all’estrazione di petrolio e gas nei mari italiani, almeno entro il limite di 12 miglia nautiche dalla costa.

Vota SI … se vuoi che sia ridiscussa la politica energetica del paese, mettendo al centro gli impegni assunti dall’Italia per limitare le emissioni di gas di serra che alterano il clima.

Vota SI … se credi che invece di puntare sui pochi giacimenti di gas e di petrolio italiani, sia meglio proteggere altre risorse economiche: turismo, agricoltura, beni culturali, ambiente.

Il Referendum è uno strumento di democrazia stabilito dalla Costituzione, tramite il quale il popolo può abrogare una legge esistente oppure venir consultato per un parere, legalmente non vincolante,
circa una determinata questione politica. A quanto pare, questo strumento è oggi vissuto come uno scomodo fardello, talvolta insopportabile per chi legifera. È infatti accaduto che nuovi leggi, sottoposte a referendum abrogativo, abbiano ottenuto un netto dissenso da parte della società civile: è il caso del referendum abrogativo contro la reinstallazione di centrali nucleari o la decisione di privatizzare un bene comune primario come l’acqua (2011). Ma l’aspetto eclatante è il fatto che la politica, su molti risultati referendari, abbia fatto orecchie da mercante: uno su tutti il caso dei finanziamento ai partiti, abrogato con il referendum del 1993 e reintrodotto come rimborso elettorale!

Ciò nonostante, il referendum rimane forse l’unico mezzo di reale partecipazione popolare, per esprimere la propria opinione e in modo diretto, sugli argomenti politici che ci riguardano. Qualunque sarà l’esito del voto e le conseguenti azioni della politica, varrà la pena esprimere il proprio parere! Maggiore sarà la partecipazione, più alto sarà il livello di democrazia e la responsabilità che metteremo nelle mani della politica.

Dunque, tutti al VOTO, domenica 17 aprile!

Le urne saranno aperte dalle ore 7 alle 23. Portate scheda elettorale e documento d’identità!





Lettera aperta ai Sindacati – espansione Ilpa

11 03 2016

Spett.li

Sindacati Filctem–Cgil, Femca–Cisl, Uiltec-Uil e RSU dei lavoratori Ilpa

 

Oggetto: lettera aperta – progetto di espansione Ilpa

 

Egregi,

abbiamo appreso dell’assemblea da Voi indetta a Bazzano per discutere in merito al blocco della Soprintendenza sul progetto d’espansione di Ilpa.

Sottolineando il massimo rispetto da parte nostra per i lavoratori di Ilpa e per il tema dell’occupazione, desideriamo comunicarVi quanto segue.

Come è noto, le scriventi associazioni, rispetto all’ipotesi di un’espansione industriale, incentrata su un magazzino automatizzato alto 30 metri e la demolizione del Mulino di Mezzo, hanno espresso una posizione contraria da circa 5 anni a questa parte, ovvero da quando si è sentito parlare di tale progetto.

Non si era contrari all’espansione a prescindere: sin da allora si propose per iscritto all’amministrazione di salvare il Mulino e ridurre l’altezza del magazzino, senza ricevere alcuna disponibilità a discuterne nel merito.

Più precise osservazioni, in particolare sugli impatti ambientali, sono state formalmente espresse al Comune di Valsamoggia una volta che il progetto è stato reso pubblico, ovvero solo a giugno 2014!

In quell’occasione si comprese anche che il volume del magazzino era nel frattempo raddoppiato (150x60x34), rispetto alle voci di piazza circolate sino ad allora (100x50x30).

Dunque, il nostro punto di vista, per quanto possa non essere condiviso, è stato espresso ai referenti politici delle due amministrazioni che si sono succedute, in molteplici occasioni e modalità (documentabili), dal novembre 2010 ad oggi.

Non possiamo quindi stupirci se oggi, dopo richieste di dialogo inviate ai politici, mediante lettere e raccolte di firme, tutte rimaste inascoltate, si sia arrivati a presentare ben 3 ricorsi al TAR, tuttora in attesa di sentenza e non rigettati!

Crediamo che a tali politici debbano essere addossate tutte le responsabilità della tensione sociale che si è andata creando, determinata da una sbagliata gestione del territorio, da un’inadeguata tutela dei beni culturali e, in primo luogo, dall’incapacità di coinvolgere i cittadini sulle scelte che li riguardano da vicino.

Invitiamo tutti a riflettere sul perchè la situazione si sia esasperata e se ciò sia veramente necessario. Presumiamo che se Voi Sindacati oggi parlate di rischio delocalizzazione, sia perchè l’azienda vi ha prospettato questa ipotesi.

Questa “minaccia” è la stessa avanzata dalla politica 5 anni fa, per giustificare l’introduzione di deroghe urbanistiche in favore del progetto d’espansione. Eppure, da allora, come Voi stessi sottolineate, l’azienda è cresciuta ulteriormente sul territorio.  Ci pare quindi che questo allarme delocalizzazione, abbia unicamente lo scopo di ottenere l’approvazione incondizionata di tale progetto, senza una minima disponibilità alla revisione, senza possibili punti d’incontro tra le esigenze del territorio e quelle dell’azienda.

Avremmo preferito, che questo ruolo di mediazione sulla gestione urbanistica fosse il Comune a condurlo, nel rispetto e a garanzia di tutte le parti, ma purtroppo così non è stato.

Noi ora ci troviamo a sostenere, e Voi a biasimare, le azioni di una Soprintendenza che sta semplicemente facendo il suo lavoro.

Noi a criticare, Voi a minimizzare, un progetto d’espansione con impatti ambientali ed un rischio incendio che, per quanto se ne dica, sono elevati e, non ci pare, che abbiate voluto approfondire.

Noi a denunciare, Voi ad “avallare”, presunte procedure illegittime da parte del Comune, quando invece dovremmo tutti attendere e sollecitare le sentenze del TAR.

In conclusione, ci chiediamo per quale motivo Cultura, Ambiente, rispetto delle Regole ed Occupazione non possano coesistere.

A nostro parere questi temi devono necessariamente coesistere, come ingredienti fondamentali per una società civile.

 

Bazzano, 11 marzo 2016,

Comitato Bazzanese Ambiente e Salute ONLUS

Comitato Tutela Territorio di Savignano

Comitato Attenti al Cubo

Comitato Piumazzese NO alle CAVE

Comitato San Cesario Soccorso al Territorio

Italia Nostra, sezioni di Spilamberto e Modena

(il pdf della lettera)





La Cassava di Charles

15 06 2015

Anche la nostra Associazione vuole impegnarsi verso un aiuto alle popolazioni povere dell’Africa, proponendo un progetto di crowdfunding denominato “La Cassava di Charles“.

Radice di cassava gigante - foto IITA

Radice di Cassava gigante – foto IITA

Si tratta di un progetto di piccola impresa basato su cibo, agricoltura e ambiente, derivato dallo studio di quello che è già stato fatto prima di noi da diverse ONG. Il principale obiettivo è quello di creare un circuito di nuove imprese agricole in Nigeria; lo strumento è quello del credito derivante da un finanziamento collettivo. Il denaro verrà erogato ad una impresa capofila che, nella sua crescita lo restituirà “a catena”, facendo da “incubatore” per nuove imprese simili alla prima.

Charles è un giovane nigeriano diplomato in Economia, emigrato regolarmente in Italia nel 2008, alla ricerca di una vita migliore, lasciando moglie e figli “temporaneamente” in Nigeria. Oggi Charles vuole ritornare a casa con un nuovo progetto di vita, per poter aiutare la sua famiglia ed altre persone del suo paese ad uscire dalla povertà.

Se vuoi scoprire di cosa si tratta puoi scaricare il progetto qui, oppure lo puoi trovare e finanziare direttamente su www.produzionidalbasso.com, cercando il progetto “La Cassava di Charles”.





Quale trasparenza? Quale partecipazione?

20 05 2014

Sono concetti legati da un filo invisibile che si chiama “informazione”. Senza trasparenza da parte della pubblica amministrazione non c’è libera informazione del cittadino e senza informazione non può esserci partecipazione nella gestione della cosa pubblica. Questi ingredienti basilari della democrazia sono spesso solo proclami che si rinnovano ogni 5 anni, nei diversi programmi elettorali, come in questi giorni … Purtroppo, la nostra esperienza non ha mai visto mettere in pratica nessuna di queste promesse, anzi la partecipazione è uno “spettro” molto temuto dalla politica.

trasparenza

L’esempio più evidente lo troviamo nella nostra realtà: sono 4 anni che come associazione facciamo periodicamente accesso agli atti presso il Municipio di Bazzano in materia ambientale. Quasi sistematicamente passano i 30 giorni di rito nel silenzio più totale, e quindi ricorriamo al Difensore Civico regionale che sollecita il Comune … ma quasi mai accade qualcosa. Ad oggi abbiamo numerosi accessi agli atti che non hanno mai ricevuto risposta, nonostante il sollecito del Difensore (es. si vedano i solleciti qui e QUI). Qualcosa non va!

Su molti argomenti abbiamo inviato istanze e proposte al Sindaco e al Consiglio, come sulla nuova strada Bazzanese e sulle attività estrattive, senza ricevere risposta. Abbiamo presentato la protesta di 120 residenti, rispetto ad un accordo pubblico-privato che prevede la costruzione di un magazzino robotizzato alto 30 metri e con oltre 10.000 mq di superficie, un vero “eco-mostro”, ma nessuna risposta è pervenuta! No, la partecipazione spontanea non piace alle amministrazioni!
La politica preferisce utilizzare strumenti ben inquadrati, come le conferenze di pianifi cazione, le consulte, i percorsi partecipativi, dando l’illusione di una sovranità popolare. Tutte situazioni “regimentate”, puri passaggi burocratici, dove il parere del cittadino è solo consultivo e quasi mai allineato con la posizione dell’amministrazione, su decisioni spesso concordate altrove. Ne è un esempio il Piano Urbanistico appena approvato, arrivato in conferenza di pianificazione nel 2011 già “preconfezionato”: 5600 nuovi alloggi e 85 ettari di nuove aree industriali. Nonostante il disappunto espresso da soggetti della società civile e associazioni come la nostra, nulla è cambiato.





Correte! E’ arrivato il Giornalino!

17 05 2014

Giornalino-PSC_bannerE’ finalmente uscito il nuovo Giornalino di Comitato, il file pdf lo puoi scaricare QUI.

In questa edizione analizziamo i seguenti temi:

  • il nuovo PSC di Valsamoggia
  • trasparenza e partecipazione
  • regole uguali per tutti
  • proposte ai futuri amministratori
  • problemi ambientali nei nostri Municipi

Buona Lettura!

 





Proposte ai futuri amministratori

17 05 2014

“Proposte Ambientali” rivolte alle forze politiche che concorrono alle Elezioni Amministrative 2014

In considerazione delle elezioni amministrative 2014, rivolgiamo a tutte le forze politiche che si candidano al governo del Comune di Valsamoggia le seguenti proposte di amministrazione, gestione e tutela del territorio.

L’elenco completo di proposte lo trovate (QUI):

Un breve estratto, con i punti che riteniamo fondamentali, è il seguente:

DEMOCRAZIA: lo Statuto del nuovo Comune non rispetta le comunità locali, in quanto non assegna ai Municipi alcun potere decisionale o di spesa, ma solo “compiti e funzioni” e pareri “obbligatori” puramente consultivi, che non saranno vincolanti sulle decisioni del comune centrale. In particolare, questo si verificherà puntualmente se la maggioranza di un Municipio avrà colore politico diverso da quella del Comune. Immaginiamo che “alla lunga” il ruolo del Consigliere di Municipio risulterà frustrante e incapace di rappresentare compiutamente la volontà popolare. Proponiamo pertanto di modificare lo Statuto (Art. 34), al fine di conferire almeno il potere di veto ai Consigli di Municipio, in merito a scelte che hanno ripercussioni preminenti sul proprio territorio; ad esempio l’apertura di attività a rilevante impatto ambientale, la realizzazione di opere pubbliche, la pianificazione territoriale (PSC, POC, PAE, etc.).

CULTURA E TUTELA DEL TERRITORIO: il nuovo PSC, nei prossimi 15 anni prevede la creazione di nuove aree industriali e residenziali e ulteriori strade; perderemo per sempre 3 milioni e 500 mila mq di suolo agricolo, pari ad un quarto del territorio di Bazzano! Proponiamo pertanto:
• Il censimento immediato di abitazioni ed edifici industriali vuoti o da recuperare, ed il conseguente scorporo dal fabbisogno del PSC, mediante variante, stralciando prioritariamente le aree di espansione che consumano terreno vergine;
• La tutela del paesaggio limitando le altezze massime degli edifici industriali a 10 m e la revisione degli accordi pubblico-privato che sono in conflitto con l’ambiente e la tutela del territorio;
• La revisione delle esistenti attività a rilevante impatto ambientale, ad esempio discariche, cave estrattive, creando un registro comunale delle “aziende insalubri” (come previsto dall’art. 216 del R.D. 1265/1934) e verificando se gli impatti sono mutati nel tempo e compatibili con gli insediamenti abitativi e con l’ambiente.





Nasce Valsamoggia … e il cemento cade a pioggia!

17 05 2014

Una pianificazione urbanistica illogica e anacronistica

pecorone-03-sviluppoPochi sanno che a dicembre 2013, appena prima di avviare la fusione di Valsamoggia, i comuni dell’area Bazzanese hanno approvato il Piano Strutturale Comunale (PSC), lo strumento urbanistico che definisce quali aree saranno oggetto di nuova edifi cazione. Il Piano permette la costruzione di 5600 nuovi alloggi, su una superifi cie di 150 ettari, e nuove aree industriali per un consumo di suolo di 85 ettari, su terreni che oggi sono ad uso agricolo.

La chiamano “offerta insediativa”, ma non corrisponde ad un reale aumento demografico della nazione. Si tratta in gran parte di migrazioni provenienti dai centri urbani, che vengono stimolate da un vantaggioso differenziale di prezzo del mattone tra città e campagna. Tutto ciò avviene con cieca compiacenza dei comuni di periferia, abbagliati dall’obiettivo di incamerare oneri di urbanizzazione, che però si ritrovano in breve tempo con carenze di servizi: la mancanza di scuole, asili e assistenza sociale. Le nuove opere e servizi richiedono costi fissi di mantenimento, mentre gli oneri di urbanizzazione si esauriscono in 5-6 anni. E il debito del comune aumenta! Perchè poi servirebbero nuovi alloggi quando già nel 2007 l’Istat stimava 1400 abitazioni vuote nell’area Bazzanese? Oggi saranno molte di più, ma nessuna amministrazione ha fatto un censimento degli alloggi disponibili.

E allora, ancora cemento e sacrificio di territori fertili in nome di un modello di sviluppo che non ha funzionato, completamente sbagliato sia dal punto di vista economico sia occupazionale. La richiesta edilizia è intrinsecamente limitata al fabbisogno fisiologico di una popolazione. Saturare il mercato con nuovi edifici, anzichè ristrutturare gli esistenti, significa mettere in crisi un intero settore economico, oltre che creare squilibri sociali ed irreversibili danni ambientali. Senza considerare l’aggravio del carico urbanistico sulla vallata assolutamente non necessario: maggior traffico, maggiori richieste di servizi, maggiori impatti.
Quale “obiettivo di sostenibilità” ci può mai essere per un territorio che gradualmente perde la connotazione di area agricola e diviene sobborgo dormitorio e periferia della città? Quale intelligente pianificazione può mai prevedere aree industriali che si diffondono a macchia di leopardo, fino a costringere campagne ed aree residenziali ad una difficile convivenza con impatti molesti ed insalubri? Eppure l’obiettivo guida del Piano (art. 5.3 della Relazione generale) è “arrestare il processo di crescita dei territori urbanizzati”. Dov’è la coerenza tra il consumo di 235 ettari di suolo e l’obiettivo guida del Piano?

Vedi QUI per il Giornalino del Comitato sul piano urbanistico e le questioni ambientali di Valsamoggia.





Aggiornamento CUBO

30 01 2014

Invito Assemblea CUBO 31.01.2014-A5





Lettera aperta

14 09 2013

Alla cortese att.ne della Segreteria

del Partito Democratico di Bazzano

Via F. Cerè 12 – 40053 Bazzano

(pdbazzano@libero.it)

 13 settembre 2013

Egr. Segreteria PD di Bazzano,

siamo lusingati del comunicato che avete diffuso in forma di volantino (vedi), con data 04 settembre 2013, intitolato “Un bersaglio sbagliato – L’inutile petizione del Comitato Ambiente Salute”, contenente un discreto elenco di critiche alla nostra associazione. Viene proprio dai suoi contenuti la conferma di quanto sia centrata la questione sollevata dalla petizione. Nonostante il comunicato non fosse rivolto a noi direttamente, ma al vostro elettorato, riteniamo di dovervi una risposta e lo facciamo con piacere, analizzando punto per punto, le critiche che ci avete rivolto.

Leggi il seguito di questo post »





Discrepanze o abusi edilizi?

7 09 2013

Le sorprese non sono ancora finite! Con un ricorso al TAR pendente (vedi il ricorso) e dopo le firme di oltre 150 cittadini di Magazzino che contestano la devastazione del territorio, per l’amministrazione di Bazzano nulla è cambiato. Parliamo della costruzione del mega-magazzino robotizzato alto 30 m, proposto dall’azienda ILPA e sostenuto dal Comune.

vignetta-condizioni-di-VitaLa vicenda ha inizio con l’accordo pubblico-privato sottoscritto a dicembre 2010 (vedi l’accordo): il Comune si impegna a sostenere il progetto, invece ILPA versa nelle casse comunali 600.000 euro, somma necessaria a far rientrare il bilancio 2010 nel “patto di stabilità”, come ammesso pubblicamente da più Consiglieri (vedi sul verbale della delibera di consiglio le dichiarazioni di Finelli e Corti).

Mentre il mega-magazzino attende le autorizzazioni, oggi accadono altri fatti: il Comune di Bazzano riceve un esposto che ipotizza un abuso edilizio commesso da ILPA. L’ufficio Tecnico, tenuto a verificare l’esposto, esegue un sopralluogo di accertamento che conferma l’illecito segnalato e rileva complessivamente 29 abusi edilizi, commessi tra il 2001 ed oggi!

Di conseguenza, il 20 agosto l’Ufficio emette l’ordinanza n. 87 di “ripristino dello stato dei luoghi” e la demolizione di tutte le opere abusive riscontrate (vedi l’ordinanza). Il 3 settembre, sul sito del Comune l’amministrazione commenta l’accaduto con un comunicato stampa (vedi il comunicato) che minimizza i fatti e nel contempo riconferma la fiducia nell’azienda e la piena disponibilità a procedere con l’attuazione dell’accordo sancito nel 2010.

Nonostante i tanti abusi edilizi conclamati, l’Amministrazione non mostra nessun ripensamento e nessuna cautela sulla vicenda, mantenendo un incomprensibile ruolo di “sponsor” per un espansione industriale che, a nostro parere, non è ambientalmente sostenibile. In onore alla trasparenza, il comunicato non cita i 29 abusi edilizi accertati ma si limita a precisare che il sopralluogo “ha rilevato delle discrepanze tra lo stato autorizzato e lo stato di fatto”.

Peccato, perchè l’abuso edilizio è un reato penale, mentre altra cosa è una “discrepanza”! Sicuramente, c’è una discrepanza di vedute, quella tra noi e l’amministrazione, sul modo di tutelare il territorio e di “pesare” il rispetto della legalità!





NELLE MANI DEL SINDACO LA PETIZIONE PER LE SUE DIMISSIONI

24 06 2013

Sabato 22 giugno abbiamo consegnato al Sindaco di Bazzano la petizione (vedi) con la richiesta delle sue dimissioni e di quelle dei Consiglieri comunali che hanno votato a favore della prosecuzione dell’iter di fusione, nonostante il netto parere contrario espresso dalla comunità di Bazzano al referendum del 25 novembre scorso.

La petizione è stata lasciata “sedimentare” per qualche tempo, ma ora è veramente venuto il momento di protocollarla, alla luce della recente conferma che solo in Val Samoggia il principio di sovranità popolare (art.1 della Costituzione) non vale!

La conferma a cui ci riferiamo viene dall’esito referendario del 9 giugno sulla fusione di Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli (provincia di Forlì-Cesena): a Savignano ha vinto il SI con 2157 voti pari al 54,8% dei votanti, ma solo il 31% degli elettori si sono recati alle urne; a San Mauro, affluenza più alta (42%), ha vinto il NO con 2245 voti pari al 63,4% dei votanti. Anche in questo caso il referendum è solamente consultivo, ciò nonostante è lo stesso Sindaco di Savignano sul Rubicone, Elena Battistini, che riconosce la fondamentale importanza di rispettare la volontà popolare, affermando: “Chiederemo alla Regione, e faremo di tutto in questo senso, di rispettare l’esito, che quindi la fusione non si faccia”. Il Sindaco di San Mauro Pascoli, Miro Gori, è anch’esso dello stesso avviso: “La vittoria di coloro i quali a San Mauro Pascoli hanno rifiutato la fusione è assai ampia e, nonostante si tratti di percentuali di affluenza al voto non esaltanti, deve essere rispettata”. È ancora Miro Gori a sottolineare: “quando si chiama la gente al voto bisogna  rispettarne l’esito”. Del resto i due Sindaci l’avevano detto più volte prima del referendum: “se anche un solo comune dirà no, la fusione non si farà”. Per ora sembrano tener fede alle promesse pre-referendarie. Ecco una breve rassegna stampa a conferma di quanto sopra:

r_lettera-ropa-casini-18feb2012Oggi è forse inutile ricordare che il Presidente dell’Unione di Comuni Valle del Samoggia, Augusto Casini Ropa (Sindaco di Savigno), un analogo impegno l’aveva addirittura garantito su carta protocollata (vedi), ben 9 mesi prima del referendum, con le seguenti parole: “È evidente che, se in uno o più Comuni, vi fosse una chiara e maggioritaria volontà dei cittadini contraria alla fusione, la Regione dovrebbe prenderne atto ed interrompere il processo per tutti i Comuni”. Ma si sa, anche le “garanzie” hanno una scadenza …

Torniamo dunque alla nostra petizione. Una volta superato il quorum delle 150 firme ci siamo fermati: complessivamente abbiamo presentato 162 firme di residenti a Bazzano che sottoscrivono la petizione. Non sono tante, è vero, ma nemmeno poche (oltre il 10% dei voti contrari alla fusione) se si considera che molta gente non ha avuto il “coraggio” di firmare nonostante fosse a favore della nostra iniziativa. Coraggio? Ma perchè mai un cittadino dovrebbe aver timori nel chiedere il rispetto dei propri diritti? Eppure, di fronte all’ipotesi di firmare la petizione molti cittadini contrari alla fusione hanno risposto “e quand a iò pò bisôggn d’andèr in Cmóṅna? …”.

Il segreto dell’urna è tutt’altra cosa, si sa! Forse il senso civico di molti cittadini non è ancora abbastanza “forte” da permettergli di esprimere liberamente il proprio pensiero, ma prima o poi questo accadrà.

Non ci aspettiamo infine le dimissioni da parte di nessuno nel nostro Consiglio comunale. Sarebbe come ammettere di avere sbagliato 2 volte, prima in campagna referendaria e poi nell’interpretazione del voto … e questo non sia mai per un politico “degno” del mestiere, convinto o meno che sia di rappresentare ancora una comunità.

Ci attendiamo comunque una risposta dal Consiglio comunale entro 60 giorni, come prevede l’art. 24 dello Statuto.





Il Comitato è uscito dal seminato?

13 03 2013

Da alcune settimane la nostra associazione ha promosso una Petizione per le dimissioni del Sindaco e di quei Consiglieri che dopo il referendum, nonostante il netto parere contrario della comunità bazzanese, hanno approvato la prosecuzione dell’iter di fusione. Questa iniziativa, avviata attraverso una raccolta di firme dei cittadini, ha suscitato la critica di alcuni esponenti di partiti politici ma anche di qualche persona che ritiene che il Comitato si stia occupando di questioni che esulano dal ruolo di una associazione come la nostra.

Non è così.

Le associazioni definite come “Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale” (ONLUS), devono dotarsi di uno Statuto che rispetti i canoni stabiliti dal Decreto Legge 460/1997.  Secondo questa legge (art. 10, comma 1, lettera a), tra le attività che le ONLUS possono svolgere vi è la “tutela e valorizzazione della natura e dell’ambiente” che rappresenta la nostra attività istituzionale prevalente, come indicato nell’articolo 3 del nostro Statuto.

Oltre alle attività istituzionali prevalenti, la Legge (art. 10, comma 5) consente di condurre anche un insieme di attività ad esse “direttamente connesse”, specificate nell’elenco di cui all’art. 10, comma 1, lettera a, come richiamato dall’art. 4 del nostro Statuto. In particolare, le attività “direttamente connesse” a quelle istituzionali sono: assistenza sanitaria, istruzione, formazione, sport dilettantistico, promozione della cultura e dell’arte e tutela dei diritti civili. Tali attività non devono essere prevalenti rispetto a quelle istituzionali.

Nel caso in questione, la nostra petizione in difesa della Sovranità Popolare (Art.1 della Costituzione) riguarda la tutela dei diritti civili, un’attività permessa per Legge a tutte le ONLUS, quanto meno come attività accessoria. Siamo dunque in regola con la Legge, oltre che con la nostra coscienza di cittadini!

vignetta-diritti-2cCon la presente desideriamo inoltre rassicurare tutte le forze politiche che sentono la nostra iniziativa come una “invasione di campo” o che si sentono “minacciate” da quelli che chiamano “ragionamenti politici”: possono stare tranquilli, la nostra associazione è apartitica e non intende interferire con le loro attività. Inoltre, nessuno di noi ha intenzione di candidarsi alla prossima tornata elettorale. La tutela dei diritti civili è prerogativa anche delle associazioni ONLUS proprio perchè tutti i cittadini hanno il diritto, e il dovere, di difendere i principi della Costituzione. Obiettivo che la nostra associazione vorrebbe perseguire al fianco delle istituzioni e non in contrasto.

Con l’occasione, rivolgiamo anche un ringraziamento a quei bazzanesi che hanno dimostrato grande senso civico venendo a firmare la nostra petizione e ci rivolgiamo a quelli che ancora non hanno firmato per dire loro che potranno farlo presso il nostro banchetto, al mercato di Bazzano, nei prossimi sabati.

È indicativo il fatto che le persone che sino ad oggi hanno avuto il “coraggio” di firmare sono gli anziani ed i giovani, due fascie sociali che per ragioni diverse si sentono più libere di contestare l’operato di rappresentanti delle istituzioni quando le scelte politiche “calpestano” i diritti civili.

Infine, tutta la nostra ammirazione va a quel giovane, di grande senso civico, che è venuto a firmare al nostro banchetto dicendo io sono favorevole alla fusione, al referendum ho votato sì, ma ritengo ingiusto che la volontà popolare non venga rispettata, firmo anch’io la vostra petizione.

Lunga vita alla Democrazia e alla nostra Costituzione!





Petizione di dimissioni

9 02 2013

Parte oggi (dalle 16:00 in Piazza a Bazzano) la raccolta firme per la petizione che chiede le dimissioni del Sindaco di Bazzano e dei Consiglieri che dopo il referendum hanno approvato la prosecuzione dell’iter di fusione.

La petizione (qui il testo) può essere firmata solo dai residenti a Bazzano.

PETIZIONE

AL SINDACO DEL COMUNE DI BAZZANO

 (ai sensi dell’art. 24 dello Statuto Comunale)

 PER LE DIMISSIONI DEL SINDACO E DEI CONSIGLIERI CHE DOPO IL REFERENDUM HANNO APPROVATO LA PROSECUZIONE DELL’ITER DI FUSIONE

 CON LA DELIBERA DI CONSIGLIO COMUNALE N. 82 DEL 27 DICEMBRE 2012

Egr. Sindaco,

presentiamo questa petizione con il massimo rispetto per l’istituzione che Lei rappresenta, come cittadini liberi da condizionamenti partitici e senza alcuna finalità politica se non la rivendicazione del principio di sovranità popolare garantito dall’art.1 della Costituzione della Repubblica Italiana. Riteniamo che tale principio, dopo l’esito referendario del 25 novembre, sia stato “tradito” e con esso il mandato di rappresentanza che i cittadini Le avevano assegnato con le amministrative del 2009.  Le ragioni della nostra richiesta sono le seguenti:

– considerato che il risultato referendario del 25 novembre, con il 58.5% dei voti contrari alla fusione, ha democraticamente indicato che la comunità di Bazzano non vuole aderire al Comune unico;

– considerato che per Statuto (art. 10) il consiglio comunale, presieduto dal Sindaco, ha il compito di “rappresentare l’intera comunità, alla quale costantemente risponde”;

– considerato che il nostro Comune è ente autonomo ed è ancora titolare dell’autonomia e dei poteri di amministrazione garantiti dalla Costituzione (art. 114 e 118), dopo l’esito referendario avrebbe potuto ritirarsi dal processo di fusione;

– preso atto con rammarico che il Sindaco ed una maggioranza di Consiglieri, con la delibera n. 82 del 27/12/2012, hanno chiesto alla Regione di proseguire il processo di fusione, in questo modo hanno consapevolmente tradito la sovranità popolare della comunità bazzanese;

– tenuto conto che il Consiglio regionale, con la seduta del 5 febbraio 2013, ha poi approvato la legge di fusione dei Comuni della Valle del Samoggia

 CHIEDIAMO

Le dimissioni del Sindaco e dei Consiglieri responsabili del mancato rispetto della sovranità popolare della comunità bazzanese.

 I cittadini di Bazzano





Appello al rispetto della Democrazia

7 02 2013

Ecco la lettera che abbiamo inviato (il 4 febbraio 2013) ai Consiglieri dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna.

Egr. Consigliere,
prima di partecipare alla votazione sulla Fusione dei Comuni della Valsamoggia la invitiamo a considerare alcuni aspetti normativi, in relazione al risultato referendario.

La legge regionale 24/96 (qui, ndr) specifica:
– art. 12, comma 7
I risultati del referendum sulla variazione delle circoscrizioni comunali sono indicati sia nel loro risultato complessivo, sia sulla base degli esiti distinti per ciascuna parte del territorio diversamente interessata
– la legge non specifica invece come l’esito debba essere letto, ovvero non chiarisce a priori se vi debba essere un risultato affermativo su ciascun comune oppure nel complessivo dei comuni interessati.

Questo secondo aspetto è rilevante per l’esito referendario in questione (qui, ndr), in quanto i Comuni di Bazzano e Savigno risultano contrari, rispettivamente per il 58.52% e 56.8% dei votanti, entrambi con il quorum degli aventi diritto. Si apre quindi un problema interpretativo, di natura politica e giuridica.

Sotto quest’ultimo profilo, ricordiamo che la legge, all’art. 11, comma 5, in alternativa al referendum regionale prevede, indifferentemente, la possibilità che i Comuni consultino le popolazioni con referendum comunali. Se questa fosse stata la modalità scelta, qualunque esito non avrebbe avuto difficoltà d’interpretazione, dovendo un Comune adeguarsi, almeno dal punto di vista della rappresentanza democratica, all’esito avuto sul proprio territorio.

Nel caso in questione, rimane comunque vero che i Comuni partecipanti al referendum sono ad oggi enti autonomi,  e che il voto espresso comune per comune indica ai consiglieri comunali qual’è la volontà dei loro rappresentati. Ciò nonostante, i Consigli comunali di Bazzano e Savigno hanno optato per rinunciare al loro potere decisionale di ente autonomo e hanno voluto “tradire”, o meglio, non rappresentare più la volontà dei loro cittadini.

In caso di Fusione, si aprirebbe quindi una grave lacuna di democrazia oltre che, probabilmente, la violazione del diritto di sovranità popolare di un paio delle comunità consultate.

E’ quindi chiaro che la legge regionale 24/96 vada immediatamente perfezionata, quanto meno per evitare che nei prossini processi di fusione in “cantiere”, si possano ripetere analoghe situazioni.

Nel frattempo vi chiediamo di riflettere su quello che, in caso di voto favorevole, potrebbe diventare un esempio veramente negativo per la democrazia della nostra Regione.

Vi chiediamo quindi di fermare questo processo di fusione e di invitare i comuni della Valsamoggia a riconsultare le popolazioni con referendum comunali, in attesa che la legge regionale possa essere migliorata e possa divenire garante di tutti gli aspetti di democrazia che la nostra Costituzione, in primis, assicura.

Infine, alleghiamo un’invito (qui, ndr) che abbiamo rivolto ai cittadini di Bazzano, per una petizione di dimissioni nei confronti del Sindaco e del consiglieri di maggioranza. Anche se l’iniziativa potrebbe apparire “populista”, altro non abbiamo saputo fare per difendere quel briciolo di scelta democratica che è rimasta nelle mani dei cittadini.

Cordiali Saluti,
Comitato Bazzanese Ambiente e Salute ONLUS





Una proposta venuta dal basso

1 02 2013

Una proposta venuta dal basso

(scarica QUI il volantino in pdf )





BAZZANO e SAVIGNO dicono NO!

26 11 2012

Finalmente è finita!  Il Referendum consultivo sull’ipotesi di fusione dei 5 comuni della Valle del Samoggia si è concluso da poche ore, con un chiaro responso: i cittadini di Bazzano e di Savigno non vogliono fondersi! Monteveglio e Crespellano sarebbero invece daccordo e Castello di Serravalle dice si, ma con poco entusiasmo.

Il dettaglio delle votazioni nella seguente tabella:

Ci sono dunque 3 comuni a favore e 2 contari, ma l’ipotesi di fusione messa ai voti è per 5 comuni e non per 3, o tutto o niente!

Ora la palla passa nelle mani della Regione, la quale è chiamata a tenere nella dovuta considerazione il risultato referendario e ad esprimersi sulla costituzione del comune unico, oppure no. Ricordiamo che l’esito della consultazione referendaria non è vincolante rispetto alla decisione che il legislatore regionale dovrà assumere (entro 60 giorni) in merito al progetto di legge di fusione.

Però, dal nostro punto di vista, i netti risultati contrari di Bazzano e Savigno non possono essere ignorati e  la Regione si assumerebbe una grossa responsabilità politica nel procedere con questa fusione a testa bassa. Sarebbe un grossa mancanza di rispetto del voto espresso dai cittadini ed una dimostrazione di arroganza politica che non vogliamo nemmeno ipotizzare per la nostra regione.