Sono concetti legati da un filo invisibile che si chiama “informazione”. Senza trasparenza da parte della pubblica amministrazione non c’è libera informazione del cittadino e senza informazione non può esserci partecipazione nella gestione della cosa pubblica. Questi ingredienti basilari della democrazia sono spesso solo proclami che si rinnovano ogni 5 anni, nei diversi programmi elettorali, come in questi giorni … Purtroppo, la nostra esperienza non ha mai visto mettere in pratica nessuna di queste promesse, anzi la partecipazione è uno “spettro” molto temuto dalla politica.
L’esempio più evidente lo troviamo nella nostra realtà: sono 4 anni che come associazione facciamo periodicamente accesso agli atti presso il Municipio di Bazzano in materia ambientale. Quasi sistematicamente passano i 30 giorni di rito nel silenzio più totale, e quindi ricorriamo al Difensore Civico regionale che sollecita il Comune … ma quasi mai accade qualcosa. Ad oggi abbiamo numerosi accessi agli atti che non hanno mai ricevuto risposta, nonostante il sollecito del Difensore (es. si vedano i solleciti qui e QUI). Qualcosa non va!
Su molti argomenti abbiamo inviato istanze e proposte al Sindaco e al Consiglio, come sulla nuova strada Bazzanese e sulle attività estrattive, senza ricevere risposta. Abbiamo presentato la protesta di 120 residenti, rispetto ad un accordo pubblico-privato che prevede la costruzione di un magazzino robotizzato alto 30 metri e con oltre 10.000 mq di superficie, un vero “eco-mostro”, ma nessuna risposta è pervenuta! No, la partecipazione spontanea non piace alle amministrazioni!
La politica preferisce utilizzare strumenti ben inquadrati, come le conferenze di pianifi cazione, le consulte, i percorsi partecipativi, dando l’illusione di una sovranità popolare. Tutte situazioni “regimentate”, puri passaggi burocratici, dove il parere del cittadino è solo consultivo e quasi mai allineato con la posizione dell’amministrazione, su decisioni spesso concordate altrove. Ne è un esempio il Piano Urbanistico appena approvato, arrivato in conferenza di pianificazione nel 2011 già “preconfezionato”: 5600 nuovi alloggi e 85 ettari di nuove aree industriali. Nonostante il disappunto espresso da soggetti della società civile e associazioni come la nostra, nulla è cambiato.
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